Imposte alla fonte: poche richieste di tassazione ordinaria ulteriore

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Il 21 ottobre 2019 pubblicavamo sul nostro blog un articolo che illustrava i cambiamenti per i frontalieri e i residenti dal 2021.
Una delle principali novità era la possibilità di richiedere una tassazione ordinaria ulteriore sia per i residenti con permesso B, che per i frontalieri. Questa riforma in vigore dal 1° gennaio 2021 concede, infatti, il diritto di effettuare la dichiarazione delle imposte in Svizzera.

È opportuno specificare che la richiesta di tassazione ordinaria ulteriore non esenta il datore di lavoro dalla trattenuta alla fonte che sarà, in tal caso, considerata quale acconto sull'imposta ordinaria. Inoltre, la tassazione ordinaria ulteriore su richiesta da parte di un residente non potrà più essere ritirata e varrà anche per gli anni a seguire.

Per quanto riguarda i non residenti, invece, adempiuti i termini imposti, la richiesta dovrà venir rinnovata ogni anno, seppur l’ufficio di tassazione si riserva il diritto di procedere anche per gli anni successivi in via ordinaria, qualora dovessero emergere proventi mondiali che comportano una tassazione a sfavore del contribuente. La richiesta di tassazione ordinaria ulteriore è da effettuare entro il 31.03 dell’anno successivo al corrispondente anno fiscale.

Com'è andata a finire?

L’ufficio tassazione delle persone fisiche si aspettava di ricevere un elevato numero di dichiarazioni fiscali supplementari, si parlava addirittura di migliaia. Da una prima analisi sembra, però, che il temuto incremento non ci sia proprio stato.

Escludendo i frontalieri esteri, che non risiedendo in fascia di confine non avrebbero tratto alcun beneficio da questa iniziativa (i redditi dei suddetti sono tassati in maniera ordinaria in Italia, l’imposta alla fonte trattenuta all’estero viene computata in detrazione dell’onere totale), cosa può aver dissuaso residenti e frontalieri fiscali dal presentare una dichiarazione d’imposta ordinaria in Svizzera?

Ipotizziamo che i motivi delle scarse richieste possano venir riassunti in tre principali categorie:

  1. Competenze per studiarne l’eventuale risparmio fiscale;
  2. Costo del consulente fiscale per l’allestimento della dichiarazione;
  3. Incertezza dovuta all’imposizione obbligatoria per gli anni a venire;

Lo studio per verificare il potenziale risparmio fiscale può essere difficilmente generalizzato, questo dipende, infatti, dalla situazione personale del contribuente. Facile comprendere che l’onorario per l’allestimento della dichiarazione fiscale dovrà essere inferiore al potenziale risparmio fiscale per poter trarne un beneficio tangibile. Da qui si evince che i beneficiari della presente riforma sono prevalentemente dipendenti frontalieri fiscali con redditi medio- alti, suscettibili ad una maggior variazione in termini assoluti.

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